top of page

"Play is over, game is on" (Il gioco è finito, la vita è iniziata)
Un corpo sull’asfalto, un incidente. Ma il sangue è fatto di macchinine rosse: l’infanzia che finisce, schiantata contro la brutalità del reale. Con estetica pop e linguaggio concettuale, Riva GLDF racconta la perdita dell’innocenza come trauma collettivo. Ma una freccia segnaletica a terra – bianca, minimale – suggerisce una via d’uscita: guardare diversamente. Non si può evitare la realtà, ma si può scegliere come attraversarla. E forse, salvarsi.

"The Gold We Leave Behind" (L’oro che perdiamo)
Un uomo in fuga, una valigetta si apre. Ma al posto del denaro, cadono macchinine gialle: lingotti giocattolo, memoria travestita da refurtiva. In questa fotografia, Riva GLDF sovverte l’immaginario del ladro e del bottino, trasformando la corsa all’oro in una corsa contro se stessi. Il vero tesoro non è ciò che possediamo, ma ciò che ricordiamo. L’artista ci suggerisce che, alla fine, tutto ciò che sfugge non si perde: resta, se abbiamo il coraggio di guardare indietro.

"The Drop That Could Save Us" (La goccia che potrebbe salvarci)
Una bottiglia di birra cade. Dalla bocca inclinata non esce alcol, ma una singola goccia di macchinine gialle: memoria liquida, infanzia distillata, l’ultimo sorso prima dell’oblio. In quest’opera, Riva GLDF mette in scena il confine sottile tra abbandono e risveglio. L’ultima goccia non è da sprecare: potrebbe essere quella che ci salva, che ci ricorda chi siamo, che ci impedisce di lasciarci andare. Un gesto minimo, quotidiano, si fa simbolo: della disperazione, ma anche della possibilità di tornare a scegliere.

"Don’t Waste the Oil" (Non sprecare l'olio)
Una catena da motorino gocciola olio motore. Ma l’olio, nero e denso, è composto da macchinine giocattolo: frammenti di ricordi, miniaturizzati e incastrati. Per Riva GLDF, la memoria è ciò che ci tiene in funzione, ciò che lubrifica il pensiero e impedisce alla mente di grippare. Riparare il motore è riparare se stessi, ma ogni goccia conta: ogni perdita è una dimenticanza, ogni spreco una frattura nell’identità. Un’opera che fonde meccanica e psiche, gioco e introspezione, per ricordarci che non si va avanti senza ricordare da dove veniamo.

"Thirst of Memory"
(Sete di memoria)
Un innaffiatoio rovesciato. Nessuna acqua cade, solo macchinine bianche e azzurre, sparse sul pavimento come gocce d’infanzia, come ricordi che non nutrono più. Riva GLDF riflette sullo spreco di ciò che ci mantiene vivi: l’acqua, la memoria, l’attenzione a ciò che siamo stati. Senza cura, anche l’anima si inaridisce. L’opera ci interroga su quanto perdiamo ogni giorno: non solo risorse, ma parti vitali del nostro sé. Un’immagine semplice e devastante, che ci invita a non sprecare ciò che ci nutre dentro.

"Debris of the Forgotten" (Detriti)
Frammenti sparsi, resti anonimi, rottami abbandonati. Ma tra i detriti, se si guarda con attenzione, affiorano macchinine: piccole, deformate, quasi invisibili. Riva GLDF racconta la memoria scomoda, quella che non celebriamo, che ci imbarazza, che preferiamo seppellire. Le macchinine si mimetizzano tra i rifiuti, trasformando l’infanzia in scarto, la vita in materiale da rimuovere. Un’opera che denuncia la discarica globale delle coscienze, e dà forma visiva a chi è stato dimenticato: gli esclusi, i rimossi, gli invisibili.

"Spilled milk" (Latte versato)
Un brik rovesciato sull’asfalto, il latte si espande in una pozzanghera bianca. Intorno, indifferenza. Ma in quella chiazza si riflette qualcosa di più profondo: l’infanzia calpestata, l’innocenza dispersa. Riva GLDF sovverte il detto popolare per trasformarlo in una denuncia visiva. Non si tratta solo di una perdita materiale, ma della memoria di ciò che ci ha nutriti. Un’opera che invita a fermarsi, guardare, ricordare. Perché a volte, sul latte versato, vale la pena piangere.

"She Saved What Fell"
(Lei salvò ciò che cadeva)
Curva sul terreno, una donna raccoglie foglie secche. Ma quelle foglie sono macchinine: ricordi spezzati, infanzie cadute, scarti di un tempo che nessuno vuole più vedere. Riva GLDF trasforma un gesto semplice in un atto di salvataggio poetico. La donna non spazza via: raccoglie, conserva, onora ciò che il mondo ha lasciato andare. Un’opera che parla di memoria, invisibilità e cura. Perché salvare ciò che cade significa non dimenticare chi siamo stati. E chi, nel silenzio, ancora ci appartiene.
bottom of page